Italian Cold War Borders. A New Research Framework on Transformation during Détente
Alla ricerca di un nuovo paradigma interpretativo sui confini della Guerra fredda
Il PRIN Italian Cold War Borders. A New Research Framework on Transformation during Détente
coinvolge quattro università italiane (Siena, Bolzano, Trieste e Udine) e un gruppo di undici
studiosi impegnati in questa ricerca biennale, che rientra tra i programmi PRIN (Progetti di
Rilevante Interesse Nazionale). L’obiettivo è analizzare come il periodo della Détente abbia
modellato le regioni di confine italiane, con l’intento di elaborare un nuovo quadro di ricerca
esaustivo per la storia multilivello di queste aree nel contesto della Guerra Fredda.
Il progetto integra diverse prospettive all’interno di un quadro coerente di ricerca. Le quattro unità
si concentrano su diverse aree e prospettive storiche: il confine altoatesino/sudtirolese, fra Italia e
Austria, analizzato nella prospettiva delle relazioni internazionali e degli accordi intervenuti per
definire lo status della componente germanofona in un’area etnicamente mista (Università di
Bolzano); il confine italiano nord-orientale, tra Italia e Jugoslavia, in una prospettiva di storia
sociale e culturale per valutare la presenza e la percezione della minoranza slovena nel contesto
regionale (Università di Trieste); l’impatto della presenza militare in Friuli, al confine della “cortina
di ferro”, in una prospettiva di storia sociale ed economica (Università di Udine); la formazione dei
confini marittimi nel Canale di Sicilia e la sua progressiva securitizzazione, in una prospettiva di
storia militare e diplomatica (Università di Siena).
ChatGPT ha detto:
La distensione fu una fase della Guerra fredda, tra la metà degli anni Sessanta e la fine dei Settanta, caratterizzata da un allentamento delle tensioni tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Favorì accordi sul controllo degli armamenti, il dialogo diplomatico e nuove forme di cooperazione internazionale. In Europa, aprì spazi di trasformazione politica, economica e culturale, soprattutto nelle aree di confine.
Confini, minoranze e distensione
L’Italia nelle trasformazioni della Guerra fredda
Il progetto esplora come la Guerra fredda abbia trasformato i confini italiani non solo come linee geopolitiche, ma come spazi vivi, complessi e in continua negoziazione.
A partire dagli anni Sessanta, la stagione della distensione internazionale ha dato origine a una molteplicità di processi politici, sociali, culturali ed economici che hanno investito in profondità le aree di confine del nostro Paese: l’Alto Adriatico, l’Alto Adige/Südtirol, le vallate alpine e il Mediterraneo centro-occidentale.
L’obiettivo è raccontare la storia della distensione in Italia dal punto di vista delle periferie e delle frontiere, mostrando come questi territori siano stati veri e propri laboratori di trasformazione, dove le tensioni tra sicurezza e cooperazione, tra identità nazionali e minoranze, tra militarizzazione e apertura hanno assunto forme peculiari e spesso contraddittorie.
Attraverso un approccio multidisciplinare e una ricerca approfondita su fonti d’archivio, stampa, documentazione istituzionale e testimonianze locali, il progetto fa emergere alcune linee interpretative comuni:
- Territorializzazione dei confini (terrestri e marittimi): un processo centrale nella distensione italiana, che ha ridefinito gli spazi di sovranità e il ruolo strategico delle periferie;
- Minoranze etnolinguistiche come attori attivi: non solo destinatari di politiche statali, ma protagonisti di nuove forme di cittadinanza, rappresentanza e convivenza;
- Coesistenza di distensione e militarizzazione: nelle aree di confine, apertura e controllo si intrecciano. Alla cooperazione economica si affiancano presidi militari; alle aperture simboliche, pratiche di sorveglianza.
Il progetto propone una lettura della distensione non come semplice tregua tra due fasi di tensione, ma come un momento strutturale di riorganizzazione del territorio, della politica estera e delle dinamiche interne italiane.
Letta dalle frontiere, la distensione rivela tutte le sue ambivalenze e lascia tracce visibili nell’Italia e nell’Europa di oggi.
